“…ho fatto una ricerca su Google e della vostra azienda ho trovato solo il sito internet, è una scelta?”
E’ una semplice domanda, che ho sentito fare da un laureando ad una delle aziende portate come esempi di eccellenza in un importante evento che si è svolto in un ateneo perugino.
“Si – risponde prontamente l’amministratore – perché noi non vendiamo al consumatore finale, facciamo un B2B di nicchia e quindi non abbiamo bisogno di questo tipo di visibilità”.
Ora, che la A.B.C. srl o la Fiaschettini Spa (ovviamente sono nomi di fantasia), facendo un’attività B2B possano fare a meno dei social può essere condivisibile, ma molto diverso è che, oltre al proprio autoreferenziale sito internet, da una ricerca sul web non esca fuori null’altro che ne confermi il valore e la reputazione aziendale.
Paradossalmente la cosa serve più a loro che ad un’azienda consumer, perché nessuno ha necessità di andare su Google per capire chi è, e cosa fa Barilla, Ferrero, Giovanni Rana o Luisa Spagnoli, ma della Fiaschettini Spa, trovare qualcosa che dica: “tu non la conosci, ma sappi che questa è un’azienda leader nel suo settore” sarebbe utile.
Nel prosieguo dell’incontro, devo dire magistralmente organizzato, sono emersi vari elementi strategici per un’azienda dell’era 4.0, ma quello più menzionato è stato in assoluto il ruolo delle risorse umane.
Se questo è vero, l’osservazione di quello studente dovrebbe far riflettere molti imprenditori, perché dimostra un fatto importante: i giovani in cerca di uno stipendio inviano curriculum a raffica a tutte le ragioni sociali che individuano, ma quelli con spiccate capacità e che cercano “IL LAVORO”, si informano e lo fanno con il mezzo a loro più familiare, cioè Internet.
Per loro, che sono nati nell’era digitale, tutto quello che nel digitale è poco visibile risulta poco importante.
Quando si ha una buona reputazione aziendale e ottime competenze, bisogna comunicarle, ed esiste un modo estremamente efficace per farlo: che l’imprenditore ci metta la faccia anche tramite interviste giornalistiche, che gli permettano di raccontare la sua filosofia, i suoi valori, i suoi punti qualificanti.
Ma attenzione: vanno scritte con un linguaggio coinvolgente, che trasmetta anche l’anima dell’azienda, non in un impersonale “notizialese” o peggio ancora “brochurese” come spesso ci capita di leggere, nell’universo del “copia-incolla”.
Buona reputazione
https://www.youtube.com/watch?v=JkGOhxAyFY8&feature=youtu.be